50.ma giornata mondiale della terra

50.ma giornata Mondiale della Terra

Il Papa: dare vita a un movimento “dal basso” per la terra, si vince insieme.

Dalla Biblioteca del Palazzo apostolico il Papa dedica oggi la catechesi dell’udienza generale alla difesa del creato, in occasione della 50.ma Giornata Mondiale della Terra
Debora Donnini – Città del Vaticano

Dobbiamo crescere nella coscienza della cura della casa comune, che è stata invece inquinata e depredata, dando anche a vita a un movimento popolare “dal basso”. Proprio la tragica pandemia di Covid-19 sta, infatti, dimostrando che soltanto insieme e facendosi carico dei più deboli, “possiamo vincere le sfide globali”. È l’orizzonte indicato da Papa Francesco nella catechesi all’udienza generale del mercoledì, tenuta nella Biblioteca del Palazzo apostolico. Serve quindi “una conversione ecologica” e “un piano condiviso” per scongiurare il deterioramento della terra, avendo cura delle altre creature e nutrendo amore e compassione per gli altri. Con una sosta, dunque, nel ciclo che sta tenendo sulle Beatitudini, il Papa incentra stamani la sua riflessione sulla difesa del creato, in occasione della 50.ma Giornata Mondiale della Terra, dedicata proprio a lui, nel quinto anniversario della Laudato si’, e vissuta in Italia quest’anno, a causa della pandemia da coronavirus, con “maratona multimediale” live di 12 ore, iniziata alle 08.00 del mattino, con ospiti e collegamenti internazionali.

La terra, infatti, non è un “deposito di risorse” ma “per noi credenti il mondo naturale è il ‘Vangelo della Creazione’”, sottolinea. Questo è il “modo nuovo” con cui guardare alla creazione. Siamo, infatti, un’unica famiglia umana interdipendente, fatti di materia terrestre, con il soffio vitale che viene da Dio, e quindi a immagine di Dio. Ma a causa dell’egoismo, siamo venuti meno a questa responsabilità di “custodi” della terra, mettendo in pericolo la nostra stessa vita. Il Papa esprime, quindi, apprezzamento sincero per i “vari movimenti internazionali e locali”, che si sono formati “per risvegliare le coscienze”. “Sarà ancora necessario – dice – che i nostri figli scendano in strada per insegnarci ciò che è ovvio, vale a dire che non c’è futuro per noi se distruggiamo l’ambiente che ci sostiene”. Un incoraggiamento, quindi, all’impegno di ciascuno che può dare il suo piccolo contributo:

Vorrei incoraggiare a organizzare interventi concertati anche a livello nazionale e locale. È bene convergere insieme da ogni condizione sociale e dare vita anche a un movimento popolare “dal basso”.

Riguardo alla collaborazione come comunità internazionale, la sua esortazione si volge anche a quanti hanno autorità a guidare il processo che condurrà a due “importantissimi” incontri, la COP15 sulla Biodiversità a Kunming (Cina) e la COP26 sui Cambiamenti Climatici a Glasgow (Regno Unito).

 

Non rovinare l’opera del Signore.

Si tratta di creare “armonia” anche nel “nostro rapporto con la gente, con il prossimo, con i più poveri, con la terra”, rimarca. E l’armonia è ciò che fa lo Spirito Santo.

Nel celebrare oggi la Giornata Mondiale della Terra, siamo chiamati a ritrovare il senso del sacro rispetto per la terra, perché essa non è soltanto casa nostra, ma anche casa di Dio. Da ciò scaturisce in noi la consapevolezza di stare su una terra sacra!

Dio davanti alla creazione vide, infatti, che era cosa molto buona ma davanti a “queste tragedie naturali che sono la risposta della terra al nostro maltrattamento” , “non credo che mi dica che è una cosa molto buona”, rileva il Papa ricordando che “siamo stati noi a rovinare l’opera del Signore”. “Abbiamo peccato – afferma – contro la terra, contro il nostro prossimo e, in definitiva, contro il Creatore”.

La saggezza del “buon vivere”

Il Papa richiama, quindi, un detto spagnolo che dice così: “Dio perdona sempre; noi uomini perdoniamo alcune volte sì, alcune volte no; la terra non perdona mai”. Se l’abbiamo deteriorata, avverte Papa Francesco, la risposta sarà molto brutta. Forte anche il richiamo alla contemplazione, a quella saggezza del “buon vivere” dei popoli originari, intesa da loro non nel senso di passarla bene, ma del vivere in armonia con la terra. Infine, il Papa conclude tornando ad esortare, in questo tempo pasquale, ad apprezzare il magnifico dono del creato e a prendersi cura dei fratelli.