Lettera Pastorale 2021

Lettera Pastorale 2021
Lettera Pastorale 2021 del nostro arcivescovo Luigi Vari

Arcidiocesi di Gaeta Lettera pastorale

  Tu crea

mons. Luigi Vari – arcivescovo di Gaeta

 

 

Un passaggio creativo

Ci sono due punti di riferimento irrinunciabili per il cammino della Chiesa di questo tempo, l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium e il discorso di papa Francesco alla Chiesa italiana nella cattedrale di santa Maria del Fiore a Firenze.

La Evangelii Gaudium è la chiave per leggere questo tempo della Chiesa, che è prima di tutto un tempo di Misericordia, di cura per la creazione, casa comune, e di cura per le persone che sono fratelli e sorelle.

Prima di iniziare questa riflessione vi propongo di tornare a leggere Evangelii Gaudium 11 e rileggerla ancora, come una parte per il tutto, perché veramente lì sono contenute tutte le indicazioni del cammino.

In tutti questi documenti e anche nelle riflessioni che sono nate nella nostra Chiesa locale, nelle nostre parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti, non è difficile incontrare i termini “creativo” e “creatività”, indicati come caratteristiche dell’evangelizzazione, della pastorale, della vita liturgica, dell’azione di carità. Anche il percorso sinodale che si apre è indicato come qualcosa di diverso da un aggiornamento, da un maquillage. Insomma questo tempo che vede la Chiesa ancora una volta impegnata ad affrontare un passaggio delicato non sembra si possa affrontare senza essere creativi. Questo aggettivo io lo prenderei nella sua forma piena, cioè sentirsi impegnati non ad aggiornare il sistema della vita ecclesiale, ma a creare, a scrivere una novità, evidentemente non solo affidandosi alla volontà, ma con la spinta di Colui che fa nuove tutte le cose e dello Spirito.

Stare accanto

Una delle immagini più efficaci per descrivere il creare è quella contenuta nel libro dei Proverbi (Pr 8,29-31)

29quando stabiliva al mare i suoi limiti,
così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della terra,

30io ero con lui come artefice
ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante,

31giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo.

Chi parla è la Sapienza, che per descrivere il suo ruolo nella creazione si definisce artefice, ma prima ancora descrive la propria funzione psicologica, infatti prima della parola artefice compare un altro aspetto: io ero con Lui, io ero al suo fianco. Come stava al fianco di Dio? Appaiono a questo punto immagini inattese: come chi è causa di gioia, come chi gioca, come chi danza, come chi canta.

La parola artefice cerca di tradurre in italiano termini che in ebraico e in greco sono molto ricchi.  Al posto di artefice si potrebbe leggere ordinatrice, armonizzatrice, stabilizzatrice, architetto oppure anche capomastro. Se dobbiamo essere creativi non possiamo allontanarci da queste parole che sono scuola di creazione. L’immagine del capomastro che porta avanti la costruzione della casa con esperienza e pazienza, con umiltà e competenza, con il cuore e con la testa mi sembra tanto attuale oggi quando, come dopo un terremoto, molti si mettono a guardare le macerie un po’ sconsolati, ricordando e rimpiangendo.

Il discorso del papa a Firenze nel novembre del 2015 si chiudeva con queste parole: “Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi   questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà. L’umanesimo cristiano che siete chiamati a vivere afferma radicalmente la dignità di ogni persona come figlio di Dio, stabilisce tra ogni essere umano una fondamentale fraternità, insegna a comprendere il lavoro, ad abitare il creato come casa comune, fornisce ragioni per l’allegria e l’umorismo, anche nel mezzo di una vita tante volte molto dura”.

Non vi sembra che queste parole riecheggino la condizione descritta dal libro dei Proverbi? Tutto quello che serve alla creazione è qualcuno a fianco, gioco, festa e danza, qualcuno che non attraversa le terre del rimpianto o se le attraversa è per ricordare lo spirito che le rendeva belle.

 

Non sfugge che la descrizione della Sapienza nella creazione ricorda le prime parole del prologo del Vangelo di Giovanni, che proclama che in principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Chi sta accanto per creare, chi mette la musica dentro, chi armonizza il cammino e costruisce la casa è Cristo, il Verbo del Padre.

Una comunità che ha a fianco Cristo nel cammino si distingue perché è capace di innalzare un canto nuovo che riconosce la presenza di Dio (Ap 5,9;14,3;15,3); le parole del canto sono la stessa parola di Cristo e il canto riempie la comunità di Spirito Santo. Così la comunità sa riconoscere che la salvezza è presente.

 

Ci crediamo?

Leggiamo questa poesia di Nazim Hikmet

I muratori cantano, cantando sembra più facile. Ma tirar su un edificio
non è cantare una canzone, è una faccenda molto più seria.

Il cuore dei muratori è come una piazza in festa;
c’è un vocio, canzoni  e risa.

Ma un cantiere non è una piazza in festa: c’è polvere e terra,
fango e neve.

Spesso le mani sanguinano, il pane non sempre è fresco,
al posto del tè c’è acqua, qualche volta manca lo zucchero,
non tutti qui sono eroi, e gli amici non sempre
sono fedeli. Tirar su un edificio non è cantare una canzone.

Ma i muratori son gente cocciuta.

E l’edificio vien su, vien su, sempre più in alto
e più in alto s’arrampica.

Alla fine del primo piano stanno già vasi di fiori,
e sopra il tetto del garage
gli uccelli sulle ali già portano il sole.

In ogni trave c’è un battito di cuore, in ogni pietra.

E l’edificio vien su, magnifico, cresce nel sangue e nel sudore.

(Nazim Hikmet, Nel sangue e nel sudore, 1955)……….

 

Scarica l’intero documento.

Lettera-Pastorale-2021