Presentazione al Papa del nuovo Messale Romano

Perchè un nuovo messale?

Esistono tre diverse edizioni del Missale Romanum in lingua latina (chiamata Editio Typica) pubblicate rispettivamente nel 1970, nel 1975 (editio typica altera) e nel 2000 (editio typica tertia). Alle edizioni in latino corrispondono altrettante traduzioni nelle diverse lingue, promosse dalle rispettive Conferenze Episcopali locali. La terza edizione del Messale in lingua italiana arriva a cinquant’anni dalla pubblicazione del primo Messale Romano di Paolo VI. Pubblicato dopo il Concilio Vaticano II nel 1970, il Messale di Paolo VI presentava tutte le novità del Novus Ordo promosso e ufficializzato dopo la riforma liturgica sigillata dal Concilio attraverso la Costituzione “Sacrosanctum Concilium“.
Questo Messale del 1970 pubblicato in latino è stato tradotto in italiano per la prima volta nel 1973. La seconda edizione uscì nel 1983 con l’aggiunta di alcuni testi  composti appositamente per la versione italiana (formule, preghiere eucaristiche, antifone e orazioni redatti dalla Conferenza Episcopale Italiana e non presenti nella versione latina).

La terza edizione del Missale Romanum uscì nel 2000 per volontà di papa Giovanni Paolo II. Nel 2002 partirono i lavori per la traduzione italiana che si conclusero nel 2019 con l’approvazione del testo definitivo da parte di Papa Francesco. Questa ultima edizione del Messale presenta in realtà poche modifiche rispetto alla precedente seconda edizione (molto innovativa rispetto alla prima): nuove traduzioni dei testi latini e alcune aggiunte, alcune modifiche ai testi precedenti e nuove preghiere.

NOVITÀ E MODIFICHE NEL NUOVO MESSALE
Il nuovo Messale Romano mantiene sostanzialmente invariata la struttura della precedente edizione. Si apre con una presentazione generale a cura della Conferenza Episcopale Italiana che contiene spunti, suggerimenti ed indicazioni su diversi aspetti liturgici e pastorali. Tra questi la possibilità di pregare il Padre Nostro con le braccia allargate e il divieto di utilizzare musica registrata e di inserire avvisi e preghiere devozionali dopo la Comunione (cfr. sezione: “Precisazioni“). Nessuna modifica è stata apportata nelle parti recitate dall’assemblea tranne che nel Gloria, nel Padre Nostro e nel “Confesso”, dove sono stati modificati alcuni vocaboli.

IL GLORIA E IL PADRE NOSTRO
Le novità più significative che si trovano nella terza edizione del Messale Romano e che riguardano più da vicino l’assemblea si trovano nel testo dell’Inno del Gloria e nella Preghiera del Signore, il Padre Nostro. Nel Gloria il nuovo testo prevede le parole “E pace in terra agli uomini, amati dal Signore” al posto di “E pace in terra agli uomini di buona volontà” (in latino “et in terra pax homínibus bonae voluntátis“). Anche se il latino parla chiaramente di “buona volontà” (bonae voluntátis) il cambio è dovuto a una migliore traduzione del testo originale greco (come già effettuato dalla nuova traduzione della Bibbia CEI del 208) . Difatti la formula del Gloria è ripresa dal Vangelo di Luca scritto originalmente in greco (Lc 2,14, il canto degli angeli dopo la nascita di Gesù). In questo modo si va alla fonte e non ci si limita a tradurre alla lettera la versione latina.

È invece oramai nota, dopo tante discussioni, la nuova traduzione della frase latina “et ne nos indúcas in tentatiónem” alla fine della preghiera del Padre Nostro. Non diremo più “Non ci indurre in tentazione” ma “Non abbandonarci alla tentazione“. Questa è la traduzione che la CEI ha approvato con la traduzione della Bibbia del 2008. Dopo lunghi dibattiti e discussioni, i vescovi hanno finalmente approvato questa soluzione introducendola nella liturgia eucaristica. Non si tratta di una traduzione letterale del testo greco (che indica “portare verso” e quindi “indurre”) bensì di una forzatura motivata da esigenze pastorali e teologiche. Per dirla con parole di papa Francesco, “dobbiamo escludere che sia Dio il protagonista delle tentazioni che incombono sul cammino dell’uomo”. Nel testo del Padre Nostro c’è un’altra modifica, questa volta dovuta ad una corretta traduzione della versione latina: l’aggiunta della congiunzione “anche” nella frase “Come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori” (così anche la versione spagnola e quella francese). Non viene invece corretta quella che il noto esorcista padre Gabriele Amorth definiva una “traduzione erronea” del testo del Padre nostro, quel “liberaci dal male” che per molti esperti (tra i quali gli esorcisti) dovrebbe essere tradotto correttamente con “liberaci dal maligno”.

LINGUAGGIO “INCLUSIVO” E “CORRETTO”
Per quanto riguarda il Confiteor (“Confesso…”) durante l’atto penitenziale, si è optato per un linguaggio “inclusivo” e “politicamente corretto”: dove si diceva “Confesso, a Dio onnipotente e a voi fratelli…”, dovremo dire “Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli e sorelle...“. Il termine “sorelle” (assente nell’editio typica del 2000 e in quella del 2008) viene inserito anche in altre preghiere dove il Celebrante diceva solamente “fratelli”. Come ad esempio nell’invito del Celebrante dopo la presentazione dei doni, dove si dirà: “Pregate fratelli e sorelle, perché il mio e vostro sacrificio sia gradito…”. Così nel ricordo dei defunti: “Ricordati anche dei nostri fratelli e sorelle che si sono addormentati nella speranza della risurrezione”.

ALTRE NOVITÀ
Un’altra novità importante riguarda l’atto penitenziale. Non è più previsto l’uso dell’italiano “Signore pietà” e “Cristo pietà” ma, anche per l’assemblea, le formule in lingua greca: “Kýrie, eléison” e “Christe, éleison”. Anche l’invito del celebrante al momento della pace cambia leggermente. Non sentiremo più “Scambiatevi un segno di pace” ma “Scambiatevi la pace“. L’epiclesi della Preghiera eucaristica II (la più utilizzata) cambia, con l’aggiunta della parola “rugiada”. Il celebrante dirà dunque: «santifica questi doni con la rugiada del tuo Spirito». L’invito alla Comunione cambia l’ordine delle frasi: non più “Beati gli invitati… Ecco l’Agnello di Dio…” ma “Ecco l’Agnello di Dio… Beati gli invitati…“, per fedeltà al testo latino.

Queste sono le novità più interessanti e facilmente riscontrabili che i fedeli troveranno nelle celebrazioni eucaristiche dal momento in cui verrà adottato il nuovo Messale Romano. Ulteriori piccole modifiche si trovano in altre Preghiere eucaristiche, prefazi e orazioni, ma è normale pensare che solo i fedeli più attenti e formati riusciranno ad accorgersene.

FEDELTÀ AL TESTO LITURGICO CONTRO LITURGIE “FAI-DA-TE”
Nella presentazione al nuovo Messale i vescovi italiani invitano i pastori a studiare attentamente il testo per imparate “l’arte di evangelizzare e di celebrare” e richiamano ogni presbitero alla responsabilità e alla fedeltà al testo liturgico appena pubblicato affinché non ci si affranchi dall’autorità e dalla comunione con la Chiesa. Il principio della fedeltà «che si traduce in un vivo senso dell’obbedienza, impegna ciascun ministro a non togliere o aggiungere alcunché di propria iniziativa in materia liturgica». Difatti «la superficiale propensione a costruirsi una liturgia a propria misura, ignorando le norme liturgiche, non solo pregiudica la verità della celebrazione ma arreca una ferita alla comunione ecclesiale».